Cravatta, da accessorio classico a oggetto di moda contemporaneo

Mag 22, 2025 | Fashion

Cravatta: dall’uniforme ad accessorio sovversivo

A lungo relegata ai banchi di scuola e alle riunioni aziendali, la cravatta si concede una seconda vita, molto più attuale e libera dagli schemi, affermandosi come accessorio di tendenza. Ormai la ritroviamo nei guardaroba ibridi, da associare al tailoring, allo stile streetwear e alle sperimentazioni couture. Uno sguardo su un accessorio fashion che attraversa epoche e tendenze.

Impossibile dissociare la cravatta dal completo da uomo. Dal XIX secolo, la cravatta è sinonimo di serietà e potere. In ambito professionale, si è imposta come un codice quasi intangibile, simbolo di rigore e conformità. Indossare una cravatta significa riconoscere e rispettare un contesto formale o gerarchico. Ma già prima di questa codificazione moderna, la cravatta era considerata un segno distintivo sociale di appartenenza a un’élite o a un ambiente esclusivo.

Una prima rivoluzione timida

Nonostante fosse solidamente ancorata nei codici della moda, alcuni movimenti culturali hanno iniziato a sovvertirne l’uso. Negli anni ’60, sotto l’influenza delle controculture hippie e punk, la cravatta viene reinventata: più larga,  più colorata e decorata con motivi stravaganti. Un modo efficace per esprimere la propria individualità appropriandosi di un accessorio fino ad allora rigidamente codificato. Gli anni ’80 segnano il ritorno della cravatta classica, soprattutto in ambito professionale, con un certo gusto per l’esuberanza: dimensioni più generose e colori vivaci. Un modo per rimanere in un contesto formale, ma con un tocco personale. Tuttavia, queste prime libertà sono ancora lontane dalle reinterpretazioni radicali della giovane scena creativa contemporanea.

E le donne in tutto questo?

La cravatta è stata a lungo un accessorio prettamente maschile, ma alcune figure femminili sono andate controcorrente ridefinendone i codici. Già negli anni ‘30, l’attrice Marlene Dietrich la utilizza come oggetto provocatorio, pur restando sempre molto chic. Negli anni ’70 la cravatta diventa un vero e proprio simbolo di emancipazione, soprattutto attraverso gli outfit creati da Yves Saint Laurent e il suo mitico smoking da donna. Accompagna così una volontà di uguaglianza e potere femminile.

Oggi la cravatta torna in auge con la tendenza officewear: nella collezione autunno/inverno 2025 di Saint Laurent aggiunge un tocco glamour a completi ampi ispirati al guardaroba maschile. Il completo-cravatta diventa un’uniforme riflesso di potere e stile, indossato con la stessa autorevolezza anche dalle donne.

La cravatta viene adottata anche sul red carpet. Addio all’abito da sera scomodo: benvenuto al completo-cravatta, che offre maggiore libertà di movimento — e l’eleganza di arrivare con le mani in tasca. Abbinata a décolleté o indossata direttamente a contatto con la pelle, la cravatta diventa una dichiarazione d’indipendenza e sicurezza.

Rompere con la tradizione

Grazie alla moda alternativa e allo streetwear,  la cravatta si è democratizzata. Non è raro ormai ritrovarla in outfit casual abbinata a hoodie, jeans o giacca oversize, trasformandosi in uno statement che rimescola le carte. Alcuni brand emergenti la reinterpretano con ironia, altri con poesia: all’uncinetto, in seta fluida, a volte destrutturata, ricucita e persino realizzata con materiali inaspettati. La cravatta oggi incarna una moda unisex e ibrida, libera dai generi e dai ruoli del passato.

I designer ne riconoscono lo straordinario potenziale e le case di moda più prestigiose la reinterpretano a modo loro. Da Gucci (autunno/inverno 25-26), si trasforma in gioiello o scompare in un tono su tono. Da Schiaparelli, Daniel Roseberry la reinventa a partire dalle ciocche di capelli, con una buona dose di surrealismo e una punta di provocazione. Accanto a queste letture sofisticate troviamo interpretazioni più grezze, ma altrettanto inventive, della giovane scena creativa. Hodakova (autunno 2024) la realizza a partire da calze e l’abbina a un abito scultoreo fatto con una valigetta in pelle. Willy Chavarria la fa emergere dalle giacche abbottonate fino al collo, mentre Vaquera la propone in versione XXL su una camicia anch’essa dalle proporzioni esagerate. Egonlab invece la trasforma in un lungo foulard a pois.

La cravatta ha perso il suo vincolo sociale. Si è liberata dai suoi obblighi per diventare un terreno d’espressione a tutti gli effetti. Non detta più una norma: si adatta a identità molteplici, ibride, in continuo movimento. Un tempo simbolo di uniformità e conformismo, oggi è diventata un vero e proprio manifesto di stile personale.

Articolo di Julie Boone