In occasione della prima giornata della Paris Fashion Week, la moda uomo si è espressa attraverso le visioni singolari di Auralee, segnata dalla delicatezza tipicamente giapponese, e Ernest W. Baker, radicata in un immaginario europeo d’altri tempi. Due approcci opposti per ripensare il menswear contemporaneo.
Auralee: tra poesia dei materiali ed eleganza disinvolta
Quest’anno la maison giapponese Auralee, fondata da Ryota Iwai nel 2015, celebra il suo decimo anniversario con un ritorno discreto, ma che non lascia indifferenti, nel suggestivo cortile del museo degli Archivi Nazionali di Parigi. Per l’occasione presenta una collezione Primavera/Estate 2026 ispirata a un momento preciso: la mezza stagione in Giappone, quando l’aria si fa più calda, ma il vento soffia ancora. Un clima ambivalente che si racconta attraverso silhouette leggere, ariose, quasi fluttuanti.



Uno degli elementi chiave della collezione: il gioco delle sovrapposizioni. T-shirt, camicie, giacche e maglie annodate si stratificano con naturalezza. I toni neutri — beige, marrone e grigio — dialogano con tonalità più vivaci come il rosso e il verde, che richiamano le fioriture primaverili. I tagli rimangono volutamente morbidi, evitando ogni formalismo. Ma sotto questo apparente stile casual, Auralee resta fedele alla sua ricerca tessile. I materiali, pregiati ma mai ostentati, raccontano un altro rapporto con il mondo: cashmere mongolo proveniente da greggi nomadi, alpaca del Perù, lana della Nuova Zelanda o della Scozia.
In questa occasione il marchio ha svelato anche la sua collaborazione con New Balance attorno al modello 204L: una sneaker dall’estetica sobria, tecnica e versatile, che incarna perfettamente l’irrefrenabile ricerca del marchio di un’eleganza effortless.
Ernest W. Baker: memoria e messa in scena
Ernest W. Baker, fondata nel 2017 dal duo Inês Amorim e Reid Baker, prende il nome dal nonno di Reid. Una figura tutelare che costituisce il nucleo identitario del marchio. Perché in casa Ernest W. Baker, i riferimenti personali sono il punto di partenza di un universo che mescola memorie reali e immaginari ancora in costruzione.



Per questa stagione, nessuna sfilata, ma una presentazione intima di un lookbook composto da 29 silhouette, introdotte da due outfit gemelli in vinile, che giocano tanto sui generi quanto sui riflessi. Il guardaroba attinge a ispirazioni molteplici — anni ’70, silhouette Chicanos e una certa idea del glamour all’europea. Pantaloni bootcut a vita alta, scarpe piatte con fibbia, giacche da tuta reinterpretate e un tripudio di stampe animalier e floreali.
In tutto ciò a colpire è la perfetta gestione del crescendo: look dopo look, le silhouette presentano un’intensità drammatica sempre più spiccata. I colori si spengono, i materiali si arricchiscono, i volumi si fanno più precisi. Fino all’apparizione di una giacca lunga, a metà tra una giacca redingote romantica e un trench distopico — un finale da cinema noir.
Due visioni del guardaroba maschile
Auralee ed Ernest W. Baker provengono da due universi opposti — o quasi. Se la prima attinge alle sottili variazioni della quotidianità giapponese, la seconda affonda le radici in un’estetica narrativa e teatrale con un richiamo evidente al cinema noir. Eppure, tra queste due collezioni, scorre un filo comune: la volontà di reinventare il guardaroba maschile, facendolo uscire dai suoi codici convenzionali.
In Auralee, la reinvenzione passa attraverso il tatto, la texture e le sovrapposizioni. Una dolcezza quasi sensoriale ispira silhouette leggere e fluttuanti, in cui il tailoring si dissolve nella sensazione. In Ernest W. Baker, al contrario, l’abito è un fondamento narrativo. Viene travestito, rivestito di vinile, satin o stampe animalier, trasformandosi in un manifesto visivo. Da un lato, la discrezione consapevole; dall’altro, una teatralità sfavillante.
Ma entrambi i marchi condividono un gusto per l’anacronismo: se Auralee fa dialogare la tradizione tessile con una certa disinvoltura urbana, Ernest W. Baker richiama gli anni ’70, il glamour vintage e le controculture chicane in un’unica silhouette. Due modi diversi di parlare del presente guardandolo di traverso. Due sensibilità che, lo stesso giorno a Parigi, hanno affermato che il guardaroba maschile non si gioca più su un solo registro, ma su una gamma intera di texture, identità e narrazioni.
Articolo di Julie Boone.