Anche il cappello da marinaio, a lungo associato all’uniforme maschile, viene reinterpretato da una generazione determinata a sfumare i confini del genere. Tra performance, identità e – ovviamente – un rimando a Gaultier, il suo ritorno segna una moda più libera che mai.
Un revival virale su TikTok
Dallo scorso settembre, TikTok è invaso da tutorial DIY dedicati al cappello da marinaio. Un fenomeno inatteso, spinto da creatorer che si ispirano apertamente all’universo del maestro del sailor look, Jean-Paul Gaultier. Una content creator cita persino la collezione couture Primavera Estate 2024 della Maison, firmata Simone Rocha, dove il cappello da marinaio si impone con un’aura neo-romantica.



Un accessorio di haute couture, inaccessibile al grande pubblico, ma che viene comunque democratizzato grazie al DIY: creare un cappello da marinaio fai da te diventa così un gesto creativo anti-consumista. Per realizzarlo basta poca materia prima, per lo più qualche ritaglio di stoffa, un piccolo dettaglio che contribuisce a renderlo ancora più economico, ultra-personalizzabile e responsabile.
Un approccio artigianale che sembra voler contrastare l’evoluzione recente di TikTok, ormai sempre più trasformato in una piattaforma di shopping a tutti gli effetti. Il fatto che questa tendenza prenda forma attraverso una pratica manuale — e non attraverso l’ennesima corsa alla novità — è abbastanza raro da meritare di essere sottolineato. Questa volta, sono i grandi marchi a seguire gli utenti e non il contrario: alcuni brand responsabili, come Salt Hats, adottano la tendenza e propongono versioni realizzate con tessuti di seconda mano, rafforzando l’idea che il cappello da marinaio non sia solo un accessorio di moda, ma anche un terreno fertile per la sperimentazione sostenibile.
Un elemento chiave del sailor look di Jean-Paul Gaultier
Se il cappello da marinaio sta vivendo un ritorno trionfale, gran parte di questo merito va all’eredità di Jean-Paul Gaultier. Nel 1983 presentava la collezione maschile “L’Homme objet”, segnando la svolta della sua carriera. Fu in questa occasione che reinterpretò la camicia a righe bretoni, già resa popolare da Coco Chanel e poi da Yves Saint Laurent, e iniziò a dare forma a quello che sarebbe diventato uno dei suoi codici estetici più potenti: la silhouette da marinaio.



Accanto alla camicia a righe bretoni, da allora presenza fissa sulle passerelle, nelle campagne pubblicitarie e persino sui flaconi di profumo del brand, il cappello da marinaio si è affermato come un accessorio iconico. La Maison continua a reinterpretarlo ancora oggi, in pelle, denim o a righe, facendone un simbolo immediato dell’estetica Gaultier. Attraverso il sailor look e la sua versione queer, i codici della mascolinità vengono rimescolati.
Un accessorio unisex reinterpretato dalla Gen Z
Il ritorno del cappello da marinaio va letto anche attraverso un prisma di genere. Ereditato dall’immaginario di Gaultier, è intriso di una forte carica simbolica legata alla fluidità identitaria e all’espressione queer. Dagli anni ‘80, Gautier usa il sailor look per mettere in discussione la mascolinità: un’uniforme virile e militare dotata però di una dimensione teatrale, quasi camp. Integrando il cappello da marinaio alle sue silhouette, ne ha fatto un accessorio ambiguo.
Una riappropriazione oggi ripresa dalla Gen Z, che lo adotta come accessorio gender-fluid, abbinandolo ad abiti trasparenti, completi XXL, outfit romantici o look streetwear. Da TikTok alle sfilate dei giovani creatori, il cappello da marinaio appare in contesti marini dove il genere è volutamente interrogato e ripensato.


L’accessorio funziona quasi come una maschera: permette di calarsi nei panni di un personaggio ed esplorare identità multiple. Per molti utenti di TikTok, in particolare all’interno delle comunità queer, rappresenta uno strumento di emancipazione ma anche di riappropriazione culturale — un omaggio a Gaultier, figura iconica della moda queer e pioniere nella visibilità LGBTQIA+ sulle passerelle.
In questo contesto, il cappello da marinaio si spinge oltre il semplice status di accessorio di tendenza. Diventa una superficie di espressione politica e identitaria, simbolo di una generazione che rivendica la libertà di essere sé stessa. Incarna l’eredità creativa della Maison Gaultier, oggi guidata da Duran Lantink. E al tempo stesso si trasforma, grazie al fai-da-te, in una bandiera del movimento DIY: accessibile, personalizzabile, responsabile. E se un accessorio nato dall’alta moda diventasse davvero l’emblema di una nuova cultura, più inclusiva e libera?
Articolo Julie Boone.







