Settembre, un mese storico per la moda

Set 26, 2025 | Culture, Fashion

Questo settembre è un mese decisivo per l’industria della moda: nove direttori creativi prendono in mano le redini di case emblematiche, ma di questi solo uno è donna. Quindi si, soffierà aria di rinnovamento sulle passerelle, ma dietro l’apparente cambiamento si nasconde un dato evidente: la creazione resta ancora in gran parte dominata da figure maschili. Una stagione sotto tensione, tra un passato ancora troppo radicato e un presente pieno di ambizioni.

Un rientro tutt’altro che riposante

Negli ultimi mesi il settore della moda è stato scosso da una serie di partenze e nuove nomine che hanno rimescolato le carte della direzione creativa delle grandi case di moda. Settembre segna così il punto di svolta. A inizio mese Rachel Scott è stata nominata alla guida di Proenza Schouler, con la prima collezione prevista per gennaio. I fondatori storici del marchio, Jack McCollough e Lazaro Hernandez, sono passati alla guida di Loewe, succedendo a Jonathan Anderson. Quest’ultimo debutta da Dior donna, dopo aver presentato la sua prima collezione uomo a giugno, diventando così l’unico stilista, dopo Christian Dior stesso, a dirigere contemporaneamente tutte le linee della maison. Da Gucci, l’attesa è tutta per Demna: riuscirà a rilanciare una griffe in calo, mentre il gruppo Kering attraversa una fase turbolenta?

Dario Vitale succede a Donatella Versace dopo ventisette anni di regno ininterrotto. Louise Trotter approda a Bottega Veneta, dopo i successi da Lacoste e Carven, mentre il discreto Miguel Castro Freitas assume la guida di Mugler, con l’obiettivo di modernizzare una casa iconica ma segnata dal suo passato. Anche Chanel, dopo un periodo di vuoto con la partenza di Virginie Viard nel giugno 2024, si prepara a una nuova rinascita con Mathieu Blazy, chiamato a dimostrare la sua stoffa alla guida della casa della camelia: prima di lui, solo Gabrielle Chanel, Karl Lagerfeld e Virginie Viard avevano ricoperto questo ruolo.

Un soffitto di cristallo ancora intatto

Nonostante questa sfilza di novità, i numeri parlano chiaro: delle otto prime collezioni attese questa stagione, solo una porta la firma di una donna. Un divario evidente, tanto più sorprendente se si pensa che la moda è spesso percepita — erroneamente — come un universo femminile. Le statistiche mostrano una realtà persistente: le direttrici creative conquistano il titolo soprattutto fondando il proprio marchio. In altre parole, in un’industria ancora fortemente segnata da dinamiche di potere di genere, spesso le donne devono crearsi da sole il proprio spazio per esistere.

Persino personalità celebri come Vivienne Westwood, Stella McCartney e Victoria Beckham hanno costruito la loro legittimità al di fuori del sistema delle grandi case. Con rarissime eccezioni, le donne restano sottorappresentate nei brand di lusso storici, dove le decisioni sono prese da consigli di amministrazione a prevalenza maschile, spesso poco inclini a mettere in discussione gli equilibri consolidati.

Louise Trotter, unica donna a firmare una prima collezione in questa stagione, resta quindi un’eccezione in un panorama ancora bloccato. Ma qualcosa si muove. La crescente attenzione dei media, la pressione del pubblico e l’urgenza di rinnovamento potrebbero aprire la strada a una nuova generazione di creatrici. Sempre che l’industria conceda loro spazio reale.

Un divario anche geografico

La questione della rappresentanza femminile nelle direzioni artistiche si gioca anche a livello geografico. In Europa, e in particolare in Francia e Italia, le donne restano nettamente minoritarie, eppure basta attraversare la Manica — o l’Atlantico — per osservare una realtà ben diversa. Alla New York Fashion Week primavera-estate 2026, la presenza femminile è stata molto più visibile. Tra tutti i brand presentati alla NYFW SS26, sei momenti chiave — da Khaite a Sandy Liang — solo Valentino Beauty non è guidata da una donna. Un contrasto rivelatore, che dimostra quanto l’uguaglianza resti ancora una promessa ancora lontana dall’essere mantenuta in Europa.

Articolo de Julie Boone.