La stampa camouflage come strumento di riappropriazione collettiva

Ago 4, 2025 | Brands, Culture, Fashion

Dopo essere stata riservata per anni alle uniformi militari, la stampa camouflage, comunemente chiamata stampa mimetica o militare, è passata dalle sottoculture alle passerelle. I militanti pacifisti l’hanno trasformata e la moda streetwear l’ha sacralizzata. Nel 2025 marchi come BAPE e Louis Vuitton la reinventano. Ripercorriamo la storia di una stampa paradossale, nata per passare inosservati, ma che oggi è impossibile da ignorare.

Breve storia di un motivo carico di significato

La stampa camouflage nasce durante la Prima Guerra Mondiale per opera del pittore francese Louis Guingot, che disegna i primi prototipi per l’esercito francese. L’obiettivo è chiaro: rendere i soldati invisibili, camuffarli con l’ambiente. Una rivoluzione, considerando che fino ad allora le uniformi militari erano progettate per essere vistose,  in modo da distinguere chiaramente i fronti sul campo di battaglia.

Con la Seconda Guerra Mondiale la stampa mimetica si diffonde, adattandosi alle stagioni e ai terreni. In inverno dominano le tonalità chiare, in foresta le tonalità verdi e marroni. La sua funzione è puramente pratica, ma non tarda ad affermarsi come simbolo dell’esercito.

Negli anni ‘60, in piena guerra del Vietnam, il camouflage cambia fronte. Viene adottato dai movimenti pacifisti. Un ribaltamento di significato — da uniforme di guerra a simbolo di pace — che dà il via a una trasformazione culturale inarrestabile.Negli anni ‘90 e 2000 la stampa camouflage esplode nella cultura pop. Viene adottata sulle passerelle da Christian Dior, all’epoca guidata da John Galliano (primavera-estate 2001), ma anche nei videoclip, da I’m a Survivor delle Destiny’s Child all’estetica Y2K di Paris Hilton, che l’abbina volentieri al rosa Barbie.

La stampa mimetica secondo Bape 

Impossibile parlare di stampa mimetica senza citare A BATHING APE®, il marchio giapponese fondato da Nigo nel 1993, oggi direttore creativo di Kenzo e figura chiave dello streetwear. Già nel 1996, la BAPE lancia la prima stampa mimetica, unica, inconfondibile, diventata uno dei segni distintivi più forti del marchio.

Con un’estetica quasi psichedelica, la stampa camouflage di BAPE si presenta più grafica che militare, incarnando una visione ibrida, tra cultura giapponese, hip-hop americano e universo Y2K.

Nella collezione autunno-inverno 2025 intitolata Connect with People, il marchio continua a far evolvere questa grammatica visiva. In un mondo frammentato dai conflitti, BAPE rivendica il potere dell’abito come mezzo di espressione e legame umano. La collezione ci riporta agli anni 2000, attraverso una palette di colori vivaci, influenze sportswear (snowboard, hockey, football americano) e graffiti.

Parlare di riconnessione umana attraverso un motivo concepito per nascondere, proteggere e isolare è quasi un ossimoro. Ed è proprio questo scarto tra intenzione e forma a rafforzare la complessità del camouflage: una stampa densa di contraddizioni, radicata nella storia, ma costantemente riappropriata.

Tra i pezzi emblematici della collezione spiccano giacche militari con tagli laser 3D a forma di BAPE STA™, pantaloni tecnici e il ritorno in grande stile della celebre Shark Full Zip Hoodie, rivisitata nella variante Tree Edge Camo con una palette ispirata ai toni della terra. Da segnalare anche il debutto del Cloud Camo, un nuovo pattern in denim tinto impreziosito da ricami Sashiko, una tecnica artigianale giapponese.

La stampa mimetica oggi: una neutralità ingannevole 

Lontano dalle sue radici esclusivamente militari o streetwear, la stampa camouflage ormai è ovunque. L’abbiamo vista sulle passerelle autunno-inverno 2025 di Louis Vuitton e da Blue Marble, dove si libera dai classici codici bellici. Sui social è la stampa preferita delle it girls, che la usano a piccoli tocchi: su una borsa Diane V. come fa la cantante Mélissa Bon, su una t-shirt come Paloma Elsesser o  con uno short cargo come la stilista Sierra Rena.

Questo ritorno si inserisce anche in una tendenza più ampia: il revival dell’abbigliamento militare vintage, che rilancia capi iconici come le giacche M65, i pantaloni tattici e i cappellini da campo.

Il camouflage cavalca l’onda di un revival militare più ampio, dove il fascino delle giacche M65, dei pantaloni tattici e degli accessori retrò conquista ancora una volta le passerelle e lo streetwear.

Camaleontica per natura, onnipresente ma discreta, la stampa camouflage è diventata parte integrante nel vocabolario estetico della moda, trasformandosi in un mezzo espressivo potente, forse oggi più politico che mai.

Articolo di Julie Boone.