Giorgio Armani o l’eleganza eterna 

Set 15, 2025 | Brands, Culture, Fashion

Lo chiamavano il Maestro. Giorgio Armani si è spento all’età di 91 anni, lasciando dietro di sé un impero da miliardi di euro. Oggi riposa nell’intimità della sua città natale, mentre gli omaggi si moltiplicano in tutto il mondo. Ripercorriamo una carriera che ha ridefinito i codici dell’abito e del glamour all’italiana.

Una visione incrollabile del vestire

Armani ha vissuto della sua passione fino all’ultimo giorno. A 91 anni continuava a dirigere il suo impero con mano ferma, incarnando come nessun altro l’idea dello stilista totale: colui che controlla ogni linea, ogni tessuto, ogni silhouette. La sua visione del completo maschile, decostruito fin dagli anni ‘80, resta uno dei contributi più significativi alla storia della moda contemporanea. In netta controtendenza rispetto alla rigidità maschile delle decadi precedenti, Armani ha saputo imporre un’eleganza fluida. Ed è proprio questa idea del  power dressing  – dove i confini tra autorità e raffinatezza si sfumano – a decretarne il successo in un’epoca in cui i confini di genere nella moda cominciavano a incrinarsi.

Basta dare un’occhiata alle sue sfilate più memorabili per cogliere la coerenza di una visione mai rinnegata. Ripensiamo alla collezione Primavera/Estate 1996, quando la rigidità lascia spazio alla fluidità, con tessuti che sembrano scivolare sulla pelle, creando un effetto quasi liquido. Nel 1999 sorprende con una messa in scena ludica: le modelle sfilano a coppie, come riflessi nello specchio (uno espediente scenico che riproporrà due anni più tardi). Nel 2008 esplora nuovi universi dagli accenti bohémien e pirateschi: i pantaloni con pinces diventano morbidi sarouel, la palette cromatica si riduce all’essenziale — blu, sabbia, bianco e nero — mentre gli accessori si moltiplicano senza appesantire, delineando silhouette libere.

Il cinema, l’altro palcoscenico

Armani non è stato solo maestro della passerella. È stato anche un architetto dello stile sul grande schermo. Nel 1980 — all’epoca il marchio aveva appena cinque anni — firma l’intero guardaroba di Richard Gere in American Gigolo. Il completo fluido e perfettamente tagliato trasforma l’attore in sex symbol e Armani in stilista cult a livello internazionale. Ma non è solo una questione di perfezione sartoriale: la potenza dell’abito firmato Armani si distingue per la sua capacità di sovvertire l’ordine prestabilito creando una nuova idea di mascolinità moderna.

Il legame con Hollywood non si è mai interrotto. Nel 1978 Diane Keaton riceve l’Oscar indossando un blazer e una gonna plissettata firmati Armani, sfidando i codici tradizionali della femminilità sul red carpet. Nel 1981 Grace Jones posa per la copertina del suo album Nightclubbing con una giacca con spalline esagerate della casa italiana. Nel 1990 Julia Roberts si presenta ai Golden Globes con un tailleur grigio diventato subito iconico e che ancora oggi continua a ispirare le nuove generazioni di attrici. Un look che incarna l’estetica del “louche suiting, giocando con il sottile equilibrio tra disinvoltura e raffinatezza.

In epoca più recente, per The Wolf of Wall Street, la costumista Sandy Powell attinge agli archivi Armani degli anni ‘900, con l’approvazione del Maestro stesso. Sullo schermo compaiono solo due completi indossati da Leonardo DiCaprio, ma l’intera silhouette del personaggio è impregnata dello stile Armani. Nel 2024, a Cannes, Hunter Schafer reinterpreta il mito di Cenerentola con un abito bustier riflettente della collezione Armani Privé Primavera 2025. A quindici anni dalla sua nascita, la linea Armani Privé rimane più che mai in sintonia con il suo tempo.

Un’eredità vivente

Dall’annuncio della sua morte lo scorso 4 settembre, il mondo della moda è in lutto. Sulle piattaforme di seconda mano, invece, domina un sentimento opposto: le ricerche di capi vintage firmati Armani sono esplose in Europa e negli Stati Uniti. Come se tutti volessero conservare un frammento del Maestro.

Appena pochi mesi fa, la casa Giorgio Armani festeggiava i suoi 50 anni. Un anniversario che a posteriori suona come un testamento. Pochi stilisti sono riusciti a mantenere una tale coerenza nella loro opera. La sua estetica non ha mai ceduto alle sirene del kitsch o delle mode passeggere. Oggi il suo nome resta sinonimo di eleganza. Il Maestro riposa in pace, ma la sua opera continua a sfilare.

Articolo di Julie Boone.