Questa Milano Fashion Week Primavera-Estate 2026 ha mostrato un settore in piena trasformazione. I designer hanno puntato su sperimentazioni tessili e collaborazioni inattese per ridefinire i confini del guardaroba femminile. Dall’oopulenza teatrale di Etro alle armature sportive di KNWLS, passando per le sovrapposizioni ribelli di N°21: ecco cinque marchi che hanno lasciato il segno questa stagione.
Il romanticismo dark di Blumarine
Per questa seconda collezione per Blumarine, David Koma continua a reinventare l’eredità Y2K cara al brand arricchendola con la sua visione personale. La farfalla, simbolo iconico del brand, aleggia su una collezione concepita come una fuga notturna. questa volta affiancata dalla libellula. Volant leggeri, trasparenze delicate e tessuti impalpabili disegnano una sensualità sfumata e sofisticata, quasi irreale.



Koma propone così una lettura estiva del romanticismo dark: le silhouette evocano creature della notte, fragili ma potenti. I dettagli rafforzano questa atmosfera gotica con croci a cascata, chokers XXL e orecchini oversize.
Etro, il movimento come mantra
Per la SS 2026, Etro celebra il movimento con Etro Flux. Sotto la direzione artistica di Marco De Vincenzo, stampe e texture si fondono in un linguaggio fluido, a tratti instabile.



Il mantra del momento è chiaro: more is more. Il layering domina con abiti che appaiono come stratificazioni di modelli cuciti insieme, i volumi sono ampi e scenografici e le borse arricchite da frange infinite amplificano la sensazione di movimento costante.
Anche le stampe puntano sulla ricchezza materica e visiva, richiamando antiche tappezzerie, mentre dialogano con una colonna sonora imponente. Look opulenti, completati da cappelli maxi semi strutturati, che avvolgono il volto delle modelle, talvolta fino a celarne l’identità sotto l’eccesso di materia.
KNWLS, un’armatura seconda pelle
Per questo debutto milanese per KNWLS, il brand londinese, fondato da Charlotte Knowles e Alexandre Arsenault, sceglie di fare un’entrata in materia d’effetto con una collaborazione inedita con Nike, battezzata Synergy. Una fusione perfetta tra l’universo body-conscious del brand e l’estetica sportiva dello swoosh.



La collezione evoca una sorta di armatura sportswear per una donna combattiva. La palette cromatica — kaki, beige, marrone — non è senza ricordare l’abbigliamento militare, con capi che avvolgono il corpo con precisione millimetrica senza mai costringerlo.
Tra i pezzi forti: una sneaker-ballerina ispirata alle Air Max Muse. Le borse, invece, nascono dall’upcycling di branding Nike, con suola riciclata usata come ornamento.
N°21, la sovrapposizione come linguaggio
Per N°21, Alessandro Dell’Acqua dipinge il ritratto di una donna indipendente, che cuce, stratifica, trasforma. Insomma, una donna che detta le proprie regole.



Il layering diventa la chiave della collezione: sovrapposizioni abbondanti, imprevedibili, talvolta azzardate. Trasparenze, volants, quadri e colori vivaci convivono in un caos solo in apparenza disordinato, ma in realtà perfettamente orchestrato.
La femminilità a più volti di The Attico
Gilda Ambrosio e Georgia Tordini raccontano una donna in costante evoluzione, sospesa tra gli opposti. Trench lunghi dialogano con gonne ricavate da camicie, i cui colletti spuntano sul retro. Gonne dritte a vita bassa, in apparenza sobrie, sono abbinate a reggiseni minimal e giacche sartoriali. La sensualità affiora anche attraverso inserti discreti di pizzo trasparente.



Ma il colpo di scena arriva dagli accessori, con il lancio della borsa La Passeggiata Mini. Una versione volutamente stropicciata e destrutturata della borsa icona, disponibile subito dopo lo show. Un gioco estetico che reinventa i canoni della bellezza classica e li trasforma in oggetto di desiderio immediato, sfruttando l’effetto della presentazione.
Articolo di Julie Boone.