La maison Patou riscrive l’eredità tessile con Joy

Lug 10, 2025 | Brands, Fashion

Per la primavera-estate 2026, Guillaume Henry infonde una nota di audacia nel guardaroba Patou. La collezione, intitolata Joy, in omaggio all’iconico profumo della maison, celebra il pizzo, i pois e il (molto) corto. Analizziamo nel dettaglio questa dimostrazione di stile.

Una Maison storica con uno slancio moderno

Dal 2018, Guillaume Henry modella Patou a sua immagine. Dopo le esperienze da Carven e Nina Ricci, il direttore creativo si è fatto notare — e apprezzare — per la capacità di modernizzare case di moda storiche senza mai tradirne l’identità. Presso Patou, fondata nel 1914 e acquisita dal gruppo LVMH nel 2018 – anno della sua nomina a direttore artistico -, sviluppa con successo un prêt-à-porter ispirato alla couture: capi raffinati, strutturati ma portabili, che evocano una certa idea di eleganza alla francese.

La collezione Joy, presentata presso la Maison de la Chimie, è ispirata all’omonimo profumo lanciato da Jean Patou nel 1929, all’epoca considerato “il più costoso al mondo”. Una fragranza nata in piena crisi economica, nel momento in cui il marchio cercava di affermarsi a New York. Per teaser la sfilata, Henry ha condiviso una citazione del fondatore, datata giugno 1929: “La vita all’aria aperta e i bagni di sole fanno ormai parte della routine della vita moderna”. Una nota d’intenzione solare per una collezione luminosa.

Il guardaroba di una donna Patou libera e sicura di sé

Corto, corto e ancora corto: la stagione SS26 si apre con abiti ultra-mini. I completi sartoriali guadagnano qualche centimetro qua e là, senza mai cedere alla noia: abbinati a collant in pizzo nero o impreziositi da colletti in pizzo rosa. Questi accenni nei primi outfit anticipano i look successivi, totalmente dominati dal tessuto traforato. Nessun pantalone in vista, fatta eccezione per una tuta effetto seconda pelle in pizzo nero. Le righe si moltiplicano, si incrociano, dialogano: verticali, orizzontali o intrecciate, in un incastro di motivi, forme e tessuti in cui ogni outfit anticipa il successivo. Un linguaggio visivo nitido, millimetrico, in cui la narrazione si costruisce outfit dopo outfit.

Poi arrivano i pois: prima discreti su un décolleté, poi in versione XXL su un abito bustier con gonna ampia. Guillaume Henry porta all’estremo il suo gusto per le stampe, mescolando pois e motivi floreali. Una menzione speciale per il mini reggiseno — dettaglio osé — e ai look finali, teatrali, degno dell’era Christian Lacroix, dove il maxi chiude questa parentesi estiva incantata.

Guillaume Henry: uno stile inconfondibile

Da quando Guillaume Henry è arrivato da Patou, ci ha abituato a creazioni sartoriali impeccabili, sempre però pensate per essere accessibili. A lui si deve la celebre gonna a palloncino, diventata un capo iconico della maison — e ormai adottata anche dai marchi grande pubblico. Un successo sintomatico della nostra epoca, in cui un pezzo forte può diventare virale in pochi giorni.

Con Joy, Guillaume Henry prosegue la sua esplorazione di una femminilità sfaccettata: eleganza e savoir-faire alla francese, infusi di una libertà giocherellona. Creativo ma anche stratega, riesce a far convivere capi ricercati e dettagli couture con items più brandizzati e accessibili, pensati per sedurre una nuova clientela. Un equilibrio dosato con precisione, che permette a Patou di restare al passo coi tempi senza perdere la propria anima — aprendo così le porte del patrimonio storico del marchio alle nuove generazioni.

Con Joy, Guillaume Henry riaccende l’essenza della maison: un lusso luminoso, pensato come antidoto alla malinconia. Proprio come il profumo del 1929, la collezione si trasforma in un manifesto: anche nei tempi incerti, la bellezza ha il suo spazio — e talvolta inizia da una gonna ben tagliata.

Articolo di Julie Boone.